Diomira Invisible Ensemble

Mercoledì 31 gennaio 2007, nel Grottone (ex deposito delle mandorle) di Palazzo Jatta si è svolto il concerto “HOCUS POCUS” dei DIOMIRA INVISIBLE ENSEMBLE (Vittorio Gallo – sax soprano, alto, sopranino, voce; Adolfo La Volpe – chitarra elettrica, live electronics; Pierpaolo Martino – basso elettrico; Daniele Abbinante – batteria) con ospiti STEVE POTTS – sax alto & soprano e GIANNI LENOCI – pianoforte.Flyer del Concerto

Un pugno di composizioni dal songbook di Steve Lacy. Un quartetto di musicisti in bilico tra jazz, rock, elettronica e dadaismo sonoro. Due ospiti: uno dei più originali ed intensi sassofonisti della sua generazione, collaboratore stretto di Lacy per oltre un ventennio, ed uno dei più avventurosi pianisti italiani, profondo conoscitore della musica del genio newyorchese.
STEVE POTTS – sax contralto e soprano, nato il 21 gennaio 1943 a Columbus (Ohio), Steve Potts proviene da una famiglia di musicisti. In tenera età, rimane affascinato dal sassofono dopo aver ascoltato suo zio Buddy Tate suonare nell’orchestra di Count Basie. Si dedica quindi simultaneamente allo studio dell’architettura e della musica con Charles Lloyd. La scelta di dedicarsi completamente alla musica lo porta a spostarsi a New York per studiare con Eric Dolphy. Là stringe amicizia con Ron Carter e frequenta Coltrane, Tony Williams, Jimmy Garrison, Herbie Hancock e Wayne Shorter.
DIOMIRA INVISIBLE ENSEMBLE si chiamano così poiché “Diomira” è nome di donna ed è stato scelto da Calvino per la prima delle sue città invisibili, nella serie “Le città e la memoria”. La scrittura dei Diomira, tuttavia, non vive di memoria ma di ricordi. Essa costruisce un dialogo mai sistematico ma sempre improvviso ed improvvisato tra passato e presente.
Steve PottsInvisibile”, in una società dominata dall’immagine la nostra musica vuole essere un invito all’ascolto. Essa non traduce tanto le immagini quanto i suoni, le voci, i rumori della città.
Ensemble”, si tratta di suoni ascoltati, ricordati, ripensati da ciascuno di loro quattro, aldilà di ruoli, funzioni e stili ben precisi. Quattro voci, quattro angoli di uno spazio che racconta lo spazio – quello urbano – in un divenire polifonico dove ci sono punti di partenza ma non d’arrivo.
Il concerto è stato registrato dalla Vertigo Imaging(www.vertigoimaging.it) nell’ambito del progetto dal titolo “Microbi” che nasce dall’esigenza di dar voce a realtà “minime” e preziose: si tratta di quei piccoli, piccolissimi circuiti attorno ai quali gravitano realtà artistiche di grande spessore.
Il progetto consiste in un ciclo di cinque documentari, ciascuno dedicato ad un artista o a un gruppo di artisti “off”.
L’opera è pensata in previsione della trasmissione televisiva su territorio nazionale: essa, in effetti, ha una finalità essenzialmente documentaristica e “divulgativa”, dal momento che mira a creare un “dialogo” tra la realtà descritta e i fruitori del mezzo televisivo.