Segni di Storie Private. Segni di storia. Abiti a Palazzo Jatta

10/4/2007 – Anteprima Mostra “Segni di Storie Private. Segni di storia. Abiti a Palazzo Jatta”

Palazzo Jatta
Settimana della Cultura 2007
Il Ministero per i Beni e le Attività Culturali organizza anche quest’anno la Settimana della Cultura che si svolgerà sul territorio nazionale dal 12 al 20 maggio 2007.
Nel corso della settimana della cultura musei, monumenti e siti archeologici statali saranno accessibili gratuitamente e sarà possibile fruire di una grande varietà di iniziative: aperture straordinarie e nuove aperture di siti, visite guidate, restauri in corso o appena terminati, concerti, spettacoli, proiezioni cinematografiche, recitazioni, mostre, convegni, conferenze, iniziative per i giovani.Palazzo Jatta - Settimana della cultura
E’ prevista in occasione della suddetta “settimana della cultura”, a Ruvo di Puglia (BARI ) l’apertura di uno degli appartamenti privati della Famiglia Jatta all’interno del Palazzo che ospita il Museo Archeologico Nazionale Jatta, ([l’ingresso eccezionalmente è di € 3.00 per persona] biglietteria e visite guidate a cura della Società Cooperativa Palazzo Jatta) con l’eccezionale esposizione di alcuni degli abiti d’epoca della Collezione Jatta — Bonelli. In occasione della IX Settimana della Cultura, infatti, la Società Cooperativa Palazzo Jatta, creata nel 2005 per gestire e valorizzare l’importantissimo patrimonio di beni mobili e immobili d’epoca di proprietà della famiglia Jatta, vuole offrire un assaggio (saranno esposti tre pezzi) della Mostra che riguarderà la collezione di abiti d’epoca (appartenuti alle famiglie Jatta di Ruvo di Puglia e Bonelli di Barletta) databili dalla prima metà del XVIII secolo ai primi anni del ‘900, mostra mostra che speriamo di realizzare quando si riuscirà a reperire i
fondi necessari. [La collezione]

Segni di storie private. Segni di storia. Abiti a Palazzo Jatta

Il Catalogo è in vendita, se sei interessato all’acquisto, e vuoi dare un’occhiata a come è stato realizzato clicca qui.

Domenica 18 dicembre 2005, in un tardo pomeriggio di freddo secco succeduto ad una leggera nevicata notturna, si è tenuta a Ruvo, nella cornice del salone di Palazzo Jatta, la conferenza di presentazione al pubblico del libro “Segni di storie private. Segni di storia. Abiti a Palazzo Jatta” uscito, iin una splendida veste grafica, dai tipi di Claudio Grenzi Editore.

Il volume, che si avvale della preziosa presentazione di Alvar Gonzàles Palacios, dà un contributo d’eccezione alla storia del tessuto e del costume in ambito pugliese, italiano, internazionale, attraverso lo studio e la catalogazione di trentasette pezzi tra abiti maschili e femminili, accessori di moda, corredi, arredi domestici e arredi sacri, realizzati tra la metà del diciottesimo secolo e d il terzo decennio del millenovecento.

Le buone condizioni dei pezzi danno unicità all’intero nucleo appartenuto in massima parte ad una sola famiglia, quella, cioè, dei Bonelli di Barletta, venutasi a sposare nel 1930 con la famigliaJatta nelle persone di Anna De Beaumont Bonelli Giovanni Jatta.Presentazione del libro - Da sinistra: il presidente Vendola, il commissario Volpe e Rosamaria Faenza Jatta  Davanti ad un pubblico di circa un centinaio di persone e dietro il coordinamento di RosaMaria Faenza Jatta, hanno introdotto la serata con il proprio contributo di idee dapprima ilCommissario Prefettizio del Comune di Ruvo di Puglia Mario Volpe seguito dal Presidente della Regione Puglia Nichi Vendola e dal Direttore dell’Accademia di Belle Arti di Bari Pasquale Bellini. Il primo ha aperto l’incontro sottolineando l’importanza della famiglia Jatta, fortemente radicata nel territorio e profondamente legata alla città di Ruvo; il secondo, invece, ha dovuto sottolineare la cronica mancanza di fondi per la cultura proponendosi, tuttavia, di aiutare la stessa a raggiungere il più ampio pubblico al fine di tendere ad un miglioramento generale delle persone, agevolando anche iniziative che, come questa, partono dal privato. Cat. 3 - Sottoveste maschileSono intervenute, subito dopo di loro, le due autrici del testo:MariaPia Pettinau Vescina, studiosa del tessuto e del costume, “Cultore della materia” presso l’insegnamento di Storia delle Arti applicate e dell’Oreficeria nella facoltà di Conservazione dei Beni Culturali dell’Università di Lecce, ha voluto ringraziare quanti le hanno permesso di effettuare questo studio. Roberta Orsi Landini, studiosa del tessuto e del costume (in particolare ha lavorato sulle collezioni tessili di Palazzo Pitti), curatrice di diverse esposizioni e cataloghi per laGalleria del Costume di Firenze, creatrice e direttrice dell’attività didattica della Fondazione Lisio di Firenze, ha sostenuto l’idea di costituire un Museo del Costume che vada ad aggiungere elementi preziosi alla scenografia di ciò che il territorio e la cittadina di Ruvo offre al visitatore.

Cat. 18 - abito femminile

La finalità di un Museo del costume sarebbe, infatti, alla luce di ciò che questo studio ha scoperto, quella di evidenziare gli aspetti dei modi di vivere del sociale partendo dall’importanza di un abito femminile quale quello probabilmente appartenuto a Giulia Viesti (Cat. 18), per arrivare al segno lasciato nella storia da un pantalone particolare in panno di lana rosso. Il primo, infatti, costituisce una rarità in quanto si mostra eccentrico e giovane nell’uso di colori, nei tagli, negli sboffi e nelle varie guarnizioni; di manifattura francese, in tessuto a maglia di seta stampata, con garza in diversi colori, trova affinità solamente con un abito di stile impero conservato presso il Museo del tessuto di Lione. Del secondo, invece, la fascia di tela in vita testimonia la relazione e l’intreccio della cultura aristocratica con quella popolare.

Ebbene, quando la professoressa MariaPia Pettinau Vescina si è fermata a studiare i vestiti ospite in casa nostra ho avuto modo di sorprendermi, distinguendo alla lente d’ingrandimento abiti e gilet, sottovesti, marsine e sottomarsine, manifatture sartoriali provenienti dall’Italia meridionale e manifatture di tessuto francese, broccati, taffetas e ricami, fili di trama e di ordito, filigrane di oro filato e riccio. Ho potuto notare come dalla visione del particolare a quella del pezzo intero cambiasse ogni cosa a tal punto da lasciare immaginare non solo un mondo a parte nel mondo del tessuto, ma anche l’accuratezza, l’operosità e la preparazione di chi quel tessuto l’aveva prodotto, cucito in abito e riutilizzato con modifiche nuove, aggiunte ed integrazioni.

Ecco perché le finalità di questo lavoro, propedeutico ad una esposizione temporanea o permanente che sia, è quello non solo di conservare e conoscere, ma anche di comunicare e condividere con altri per far vivere o rivivere la memoria storica.